All'inizio degli anni '80 è guerra tra le storiche famiglie di clan a Palermo e quella nuova dei Corleonesi di Totò Riina per il controllo del traffico di droga. Alla festa della riconciliazione delle famiglia, Tommaso Buscetta sente un pericolo, e decide di emigrare in Brasile per seguire i suoi traffici e allontanarsi dalla voracità violenta dei Corleonesi, che si accaniscono sulla sua famiglia, ossia sui due figli, e il fratello rimasti in Sicilia, lui stesso è braccato in America latina. Ma prima della mafia, è la polizia brasiliana a catturarlo, e per Tommaso l'aspetta l'estradizione in Italia, che equivale alla condanna a morte per mano dei Corleonesi. Il giudice Giovanni Falcone gli offre un'alternativa: collaborare con la giustizia, che per il codice d'onore mafioso equivale e tradire la mafia stessa, e dunque ciò è punibile con la morte e la maledizione sul resto della famiglia di Buscetta.
Tuttavia Tommaso decide di fidarsi di Falcone, e si celebra nel 1986 il maxiprocesso nell'aula-bunker di Palermo, dopo che Buscetta ha deciso di collaborare con lo Stato, primo caso nella storia della mafia italiana, rivelando vari segreti sul meccanismo complesso e oscuro di Cosa Nostra, facendo dei nomi eccellenti anche della politica.